ARTE & DESIGN - INSTALLAZIONI O ARREDI?

Nella mia carriera ho avuto la fortuna di conoscere molti artisti locali che con la loro originalità e creatività hanno ispirato il mio senso artistico applicato alla realizzazione di interni. Una collaborazione fortunata ha prodotto, pochi anni fa, una serie assolutamente limitata di complementi di arredo (tavoli da salotto, ma è riduttivo intenderli così!) che sono a tutti gli effetti delle installazioni artistiche: quadri su superfici di volumi di acciaio, forti e presenti per struttura e colore. L'evento di presentazione ha suscitato molti consensi, vi ripropongo il mio racconto della genesi delle opere tratto dalla brochure di presentazione. 

Due-otto-tre 

2-8-3 è un numero, e va letto cosi. E allo stesso tempo il punto di partenza e di arrivo di questa esperienza con Davide De Filippo. L'idea di questo titolo parte dal numero di una stanza d’albergo di un viaggio che Davide ha compiuto qualche anno fa; non conta ora il viaggio reale, è importante invece in questa sede il percorso artistico che il numero rappresenta. De Filippo svolge le sue realizzazioni su supporto metallico, lastre di ferro zincato e fogli di alluminio, che assumono formato e foggia dall’obiettivo progettuale dell’opera finita; mai nulla é lasciato al caso, le dimensioni, la sagoma ed anche lo sviluppo nella terza dimensione delle lastre sono frutto di scelta ponderata. Era forse destino, o più

semplicemente la logica evoluzione della sua opera, che le sue realizzazioni, già materiche, fortemente cromatiche, crescessero nello spazio ed acquisissero un supporto volumetrico; era già accaduto che il nostro si avventurasse in incursioni fuori dal campo strettamente artistico, che lega le sue opere alla tipologia del quadro in senso stretto, producendo piani per tavoli o schienali di cucine, straniando |’opera d’arte dal contesto tradizionale della parete rimanendo pur sempre una realizzazione con propria identità ed autonomia. Quando con Davide é nata l’idea di collaborare per la realizzazione di complementi di arredo, la mia principale sensazione è stata quella di timor sacro nei confronti dell’arte; l’intervento del genio artistico su un semplice tavolino da salotto mi appariva un accostamento dal grande disequilibrio. Quale forma doveva avere un elemento di arredo per fare da supporto ad un’opera d’arte? Cosa avrebbe prevalso, la forma dell’oggetto condizionata dalla sua funzione o la realizzazione artistica con la sua carica simbolica? Si poteva forse immaginare un oggetto che avesse di per sé una valenza estetica forte e contemporaneamente |a necessaria neutralità per accogliere sulla propria pelle un’opera d’arte? II risultato é stato raggiunto soprattutto per il grande senso di equilibrio che questo funambolico artista dimostra di avere innato e, nel caso specifico, di aver sviluppato ad oggi. Non immaginavo, fino al momento in cui ho visto in anteprima il suo lavoro pressoché terminato, quale sarebbe stato il risultato finale: una sapiente calibrazione del colore, della dimensione e forma del dipinto in rapporto alle superfici a disposizione, laddove sarebbe stato gioco facile e banale abbondare con colori e segni. Il materiale di partenza, l’acciaio inox satinato, la cui scelta si é rivelata strategica e vincente, dimostra la massima imparzialità per la migliore fruizione del dipinto ed allo stesso tempo per la assoluta flessibilità di impiego in qualsiasi contesto d’arredo.
Infine le forme: fantasiose, geometriche e rigorose, 
semplici o derivate da immagini archetipe di elementi comuni di arredo, o astratte fino al simbolismo grafico, tanto caro al nostro nella sua prima produzione, riportano alla mente i giochi di costruzioni della nostra infanzia; la fantasia é l’unico confine alla voglia di usare queste installazioni come tavolini o come sedute o come supporti per altri oggetti o ancora come capolavori da ammirare con rispetto. lo li vedo come i pezzi di un lego che l'artista bambino ha voluto segnare per distinguerli dagli altri, e per renderli propri, raccontando una storia su ciascuno di essi, e per ricordare a noi che anche l’oggetto più semplice e domestico riesce a raggiungere la spiritualità della poesia.


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