Approfondiamo il concetto di dualità architetto - arredatore nell’ottica di scoprire i vantaggi di questo travagliato rapporto. Mi rivolgo ad entrambe le figure. Normalmente succede che nella ricerca di un arredamento ci si rivolga direttamente all’arredatore del punto vendita; la sua esperienza, i brand che mette a disposizione, la capacità di risolvere gli aspetti tecnici ed estetici portano sicuramente ad un risultato. Ma è stato considerato proprio tutto? Ho già affrontato questo argomento (link) ponendo su differenti piani i due ruoli ed i distinti approcci delle due figure. Ora voglio ricucire le due funzioni, laddove il rapporto tra i due è in genere di distanza e rivalità: uno spinge per realizzare al più presto una vendita efficace di arredi, l’altro per realizzare qualcosa che forse non esiste industrialmente, ma che è parte essenziale del proprio progetto, non importa con quale complessità. In questa tensione, spesso, si trova in mezzo il cliente che vuole arrivare ad una soluzione concreta e non necessariamente onerosa. La verità è che ciascuna delle parti dovrebbe essere pienamente conscia del proprio ruolo e, ancor di più, delle proprie competenze; non è infrequente che l’architetto non sia aggiornato sulle ultime novità del mercato (come stare dietro a migliaia di marchi e nuove soluzioni?) e perciò sarebbe corretto un passo indietro di fronte ad una proposta dell’arredatore che gli propone, accogliendo benevolmente il consiglio come occasione di nuove conoscenze. Dall’altro lato sarebbe giusto che chi progetta in dettaglio un mobile (per venderlo) rispettasse la visione globale che l’autore del progetto generale ha, cercando sia di soddisfare l’utente che approfittare di questi spunti per accrescere le sue capacità di visione complessiva… in sostanza tutti e due hanno da imparare qualcosa e nello scambio reciproco entrambi possono accrescere le competenze; il segreto è quello di riuscire ad “ascoltare”, che può anche non portare a nulla, ma che credo che nella maggior parte dei casi possa come minimo confermare quanto già si conosce, se non, appunto, migliorarsi. Nella mia esperienza personale ho sperimentato entrambe le posizioni (architetto, venditore di arredi) e penso di poter affermare che l’umiltà e la diplomazia giochino un ruolo fondamentale: è possibile trovare architetti poco esperti negli interni che spingono verso soluzioni poco pratiche ed arredatori/venditori poco attenti al contesto ed orientati a chiudere una vendita e basta; il bilancio sta nel buonsenso e la protezione che si deve all’utente finale… stiamo giocando con il suo benessere ed i suoi soldi! Quando il rapporto è declinato in positivo si raggiungono i risultati migliori: architetto soddisfatto del supporto dell’arredatore, venditore contento del bel risultato ottenuto grazie a nuovi scenari raggiunti e, soprattutto, cliente strasoddisfatto dell’uno e dell’altro! La fidelizzazione del cliente è garantita e ci si può aspettare un bel passaparola per futuri lavori! Magari delle belle foto delle realizzazioni faranno da supporto ad un bel progetto da postare sui social e da utilizzare come pubblicità, per entrambi. Fidatevi… la cosa può funzionare…
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